sabato 25 novembre 2006
L'Argentina vista da Córdoba
Córdoba Reunión (Javier Girotto: sassofono; Gerardo Di Giusto: pianoforte; Carlos Bruschini: basso e contrabbasso; Minino Garay: batteria e percussioni)
Locorotondo (BA), Auditorium Comunale
Antiphonae 2006
(pubblicato sul sito www.levignepiene.com)
venerdì 10 novembre 2006
Intrecci suggestivi
Antiphonae 2006, atto secondo. Con due protagonisti già stabilmente accreditati sulla scena nazionale. E una trama niente affatto convenzionale. Perché inusuale (e suggestivo) è l’intreccio tra un pianoforte e un bandoneón. Lì, nel mezzo del palco, quello dell’Auditorium Comunale di Locorotondo: strumenti di stuzzicante convivenza, oltre tutto senza ulteriore accompagnamento. Evidentemente, però, l’esperimento può azzardarsi. E riuscire. Arricchendo la lista dei significati della rassegna, partita ad ottobre con il live dei Talea e ormai all’ottava edizione. Il piano è tra le mani di Rita Marcotulli, versatile quarantasettenne romana, jazzista della seconda ora (l’approccio con la musica è legato, piuttosto, alle sonorità sudamericane), ma assolutamente stimata. E non solo in Italia o in Svezia, dove ha vissuto e sperimentato. La cura del bandoneón, invece, è affidata a Daniele Di Bonaventura, marchigiano di Fermo, compositore di estrazione classica, eppure affascinato e contagiato dalle atmosfere di molti angoli di mondo (Argentina, innanzi tutto) e da progetti differenti tra loro (qualcuno, forse, ricorderà la collaborazione con Francesco Guccini nell’album «Ritratti», del 2004). L’alchimia partorisce un risultato arioso, cioè un concerto di facile assorbimento, che svicola senza intoppi, che si sparge senza frizioni, confezionato con leggerezza. Malgrado il prodotto custodisca una certa impronta classica, lasciando qualche metro di distanza dall’interpretazione jazzistica. E dove, comunque, la Marcotulli e Di Bonaventura provano a mescolare stili e preferenze, cercando soluzioni nuove. E senza oscurarsi (e togliersi spazi) a vicenda, ma compensandosi. Il repertorio è ispirato a musiche popolari raccolte un po’ ovunque. Canto alla Terra diventa così l’occasione buona per divagare tra la geografia e la musica, con eleganza, forma e sostanza. Ovvero un percorso sonoro che oltrevalica le terre conosciute, raggiungendo luoghi in cui le radici musicali riemergono con vigore. Affidandosi a brani originali (come “Just Feel”, tratto da «Koiné», del 2002, già eseguito dall’israeliana Noa, che – anzi - l’ha dirottato su un proprio album) e successi altrui, riarrangiati e riadattati. Tutti frutti di un progetto recente, proposto a Locorotondo per la seconda volta assoluta (il debutto è avvenuto ad aprile, a Pedaso, nelle Marche), come Rita Marcotulli sottolinea, lasciando trasparire un alone di orgoglio. Ma anche di un progetto fresco e impegnato, sentito: che va a collocarsi in fondo alla lista delle diverse esperienze della pianista, molto spesso rapita dai richiami del cinema o della letteratura o della poesia. E sempre pronta a ispezionare nuovi sentieri: come dimostra la prossima data pugliese, quella del 15 dicembre, quando al Teatro Paisiello di Lecce dividerà il palcoscenico di Jazle 2006 con il sassofonista britannico Andy Sheppard. Assieme al quale, detto per inciso, sta per pubblicare un nuovo lavoro, diretta conseguenza di un’intesa musicale datata già un paio d’anni.
Rita Marcotulli (pianoforte) & Daniele Di Bonaventura (bandoneón)
Locorotondo (BA), Auditorium Comunale
Antiphonae 2006
(pubblicato dal sito www.levignepiene.com)
martedì 7 novembre 2006
Talento e buon gusto
Il talento al servizio del buon gusto. E il buon gusto al servizio del talento. E, ancora, la felicità di esprimersi con raffinatezza, sobrietà. Ma anche pienezza, intensità. E brio, quando serve. L’offerta (la prima, generosa offerta: più avanti è previsto un ulteriore appuntamento) della Camerata Musicale Barese ai cultori del jazz di qualità di casa nostra si chiama Dave Douglas, americano del New Jersey prolifico – oltre venti lavori originali dal 1991 ad oggi – e navigato. Che, al Nuovo Palazzo di Bari (per la sessantacinquesima stagione concertistica) si presenta con l’interessantissimo Donny Mc Caslin al sassofono, James Genus al contrabbasso, Clarenc Penn alla batteria e – addirittura – Uri Caine al rhodes (sì, avete letto bene: al rhodes e non al pianoforte, su specifica richiesta dell’artista). Il quintetto si dota, cioè, di un’impronta moderna che, però, nulla sottrae all’altissima densità delle esecuzioni e al calore del prodotto finito. E questo va detto sùbito, per inciso: per dribblare qualsiasi possibilità di equivoco. Malgrado – e anche questo va sottolineato – il rhodes non renda giustizia piena alla classe e alla personalità di Uri Caine. Diventando, di fatto, un passaporto insostibuibile per la tromba di Douglas e per il sassofono di Mc Caslin: che si assicurano così, dall’inizio alla fine, il fulcro delle attenzioni, gravitando a proprio piacimento tra note e improvvisazioni. E riempiendo il palco, anche da sole. Senza dimenticare, tuttavia, di offrire lo spazio vitale agli altri strumenti, utilissimi ad aprire la strada, a modellare gli assist migliori. Attorno al repertorio (impegnato, ma godibile; anzi, godibilissimo) emergono un’esibizione confezionata con accuratezza e non poche virtù. Che sono poi la leva capace di azionare l’intera serata, accompagnandola per mano. E colpisce anche la quantità di combinazione di accordi, che lascia trattenere il fiato e consumare velocemente i due set (complessivamente, un’ora e mezza di musica sempre carica di significati). Comunque, Dave Douglas, consacratosi sulla scena newyorchese, non rinuncia per neppure un minuto a fortificare la propria etichetta di innovatore, guadagnata in trentott’anni (ne ha quarantatre, a cinque comincia a studiare pianoforte, a sette si avvicina al trombone; solo più tardi si dedica alla tromba) vissuti con la musica, per la musica. Un altro buon motivo, questo, che ha evidentemente spinto la Camerata Musicale Barese a sottoporlo ai propri abbonati e a quanti hanno voluto esserci (e chi non c’era, ha perso parecchio). Camerata che, a marzo, nel gran mare degli eventi dedicati alla classica e alla danza, ha previsto un secondo momento jazzistico con il live di John Abercrombie, chitarrista che presenterà il suo ultimo progetto. Con lui, il violino di Mark Feldman, il contrabbasso di Marc Johnson e la batteria di Joey Baron. Niente male, davvero.
Dave Douglas Quartet (Dave Douglas: tromba; Donny Mc Caslin: sassofono; James Genus: contrabbasso; Clarenc Penn: batteria) & Uri Caine (rhodes)
Bari, Cinema Nuovo Palazzo
65ma Stagione Concertistica della Camerata Musicale Barese
(pubblicato dal sito www.levignepiene.com)