sabato 31 gennaio 2009

Le note guascone di Antonello Salis

L’esecuzione nervosa, i toni intensi, l’interpretazione fortemente personale, il look assolutamente informale (anzi, scientificamente trasandato), il sound marcato, la bandana irriverente, l’improvvisazione spaziosa, il pianismo ampio e fertile, l’orizzonte aperto, il temperamento istrionico. Antonello Salis è questo. Non da adesso. E questo è il suo modo di essere, di sentire. La musica e la vita. Questo è Antonello Salis e questo è il suo mondo. E questa è anche ogni sua esecuzione dal vivo: un incrocio di note libere e divagazioni colorite. Una mescolanza di provenienze musicali e di ritmi, centrifugati in un repertorio che può apparire caotico. E che, probabilmente, lo è davvero. Che, in realtà, non possiede confini certi: soprattutto perché non li cerca. Ma che trascina ugualmente un certo appeal. Dentro un programma che riserva composizioni erudite e meno ponderose, passaggi arditi, momenti leggeri e guasconerie assortite.
Antonellis Salis è un po’ così: bruscamente genuino, genuinamente estroso. Quando si inchina teatralmente al pubblico e all’omaggio floreale riservatogli dall’associazione Aurora, curatrice della rassegna in cui il concerto viene ospitato, al Teatro Olmi di Latiano. Quando gioca con lo sgabello, trait d’union tra il pianoforte e la fisarmonica: gli strumenti di sempre, tra i quali continua a dividersi. Con devozione assoluta. Quando accompagna uno spartito con i gargarismi. Oppure, quando affida le sonorità della tastiera alle corruzioni artificiali di una busta o di una bottiglia di plastica. E, ovviamente, quando esegue: una suite di mezz’ora (con il pianoforte), un’altra di venticinque minuti (con la fisarmonica) e altri brani di contorno.
Non ama commentare la sua musica, Salis. Parte, si lascia trasportare, viaggia veloce e arriva. Alla fine della serata, poi, dimostra di conoscere anche l’arte dello schermirsi e ringrazia la gente sistemata in platea per la prova di «resistenza umana». Tutto fa spettacolo e l’artista di Villamar lo sa bene. Ma è già forte l’impressione di un’esebizione dall’impatto robusto: e quella basta, da sola. Più delle parole, della gestualità e del pedigrée personale, già consacrato e ultimamente accresciuto con il premio Top Jazz 2008 quale migliore strumentista italiano alle tastiere. Attestazione che, di fatto, niente di più certifica e niente modifica nel tragitto artistico di un autodidatta cha ha saputo veleggiare dal rock alla musica etnica, transitando autorevolmente per l’universo del jazz, pur senza sentirsene mai parte ingrante. In ossequio a quel concetto di infedeltà puntualmente vantato con divertita guasconeria.

Antonello Salis (pianoforte e fisarmonica)
Latiano (BR), Teatro Olmi
I Concerti di Aurora

(pubblicato dal sito www.levignepiene.com)