venerdì 1 ottobre 2010

Il cedro e la rosa


Il cantautorato oltre lo stereotipo. Oltre le parole, cioè. Perché anche la voce e il canto pulsano e reclamano diritti. Oltre la staccionata della frivolezza. Un cantautorato sodo, riflesso nella mediterraneità delle storie, perso nelle curve del tempo. Speziato, di gusto profondamente popolare, ma dai contorni eruditi, vergato di striature etniche, decisamente morbido. E dichiaratamente pugliese: nell’esecuzione. Di Voce in Voce torna ogni anno, con puntualità. E Bari Vecchia è il suo palcoscenico naturale. Dove la rassegna dell’associazione Radicanto (una di quelle iniziative che definiremmo di nicchia, quindi tra le più indovinate: i cultori delle note più scontate non si adombrino, è la verità) si sviluppa interamente, approfittando dell’accoglienza dell’auditorium della Vallisa.
Quattro date dall’impronta delicata, ma anche decisa. E un po’ di artisti di questa terra rigogliosa di idee: come il Claudio Prima Ensemble e i Radicanto, formazione che gioca in casa, rispettivamente prima e ultima attrazione di una quattrogiorni che concede al panorama nazionale solo il break di Teresa De Sio, protagonista di un reading in terza serata. Esattamente ventiquattr’ore dopo l’esibizione di un Fabrizio Piepoli accattivante, espressivo, persuasivo. Niente affatto sorprendente: almeno per chi lo conosce. E per quanti ne apprezzano, da tempo, il profilo musicale e l’itinerario sonoro. Ma sicuramente maturo, poliedrico. Tanto da presentarsi, davanti alla platea, da solo. Con chitarra, pianoforte e santur, strumento della tradizione persiana. E con la sua voce modulata, calda, ricercata, melodica. Cantando in italiano, portoghese, spagnolo e aramaico.
Il lavoro è, praticamente, l’esecuzione dal vivo di Il Cedro e la Rosa, il suo recentissimo album. Fedele allo stile dell’autore barese, gravido di atmosfere marcate, di tonalità scandite, di teatralità essenziale. Piepoli, come del resto confessa candidamente, insegue la luce meridiana, armandosi di testi di ampia sensibilità e ricordando con devozione figure inscalfibili come Amália Rodrigues. Anzi, la passione per il fado, ovvero per la musica popolare lusitana, gli permette di aprire il concerto proprio con uno spartito in portoghese. Idioma che, peraltro, riprenderà spesso, prima del bis. E che alternerà, tra le altre proposte, ad un’ave maria siriana, a un canto sefardita e a un ricordo di Giuni Russo. “Per Rosa”, invece, è un omaggio alla siciliana Rosa Balistreri. Meglio ancora, un gioco di vocalità esaltato da un sapiente uso della loop machine, che surroga senza ripensamenti l'assenza di musica da accompagnamento.
Lo spettacolo è ben strutturato, da sùbito. E lascia emergere la voce, la composizione. «Muovendosi – racconta in sede di presentazione Giuseppe De Trizio, anima della rassegna e compagno di avventure di Piepoli da oltre dieci anni – tra confini labili come sono il cedro e la rosa, che contengono tutto e il contrario di tutto. E diventando un percorso multigeografico di musica immaginata mediterranea, in cui distanze e frontiere si annullano e dove l’istinto della tradizione, mescolato alla musica d’autore, diventa un pretesto per guardare al domani». E, aggiungiamo noi, per vivere meglio la musica di questi tempi.

Fabrizio Piepoli (voce, chitarra, pianoforte, santur e loop machine)
Bari, Auditorium Diocesano Vallisa
Di Voce in Voce 2010