giovedì 13 ottobre 2011

Shorter, maestro saggio


Puntuale. Fa attendere il giusto, appena dieci minuti. Ventuno e quaranta, si parte. Wayne Shorter è, consentiteci la banalità facile, l'evento musicale pugliese dell'anno. Bari in Jazz 2011, inauguratosi a giugno, chiude la parentesi lunga con quest'appendice attesa, suggestiva e di sicuro impatto: anche mediatico. Entrando definitivamente (e ufficialmente) a far parte di un immaginario circuito preferenziale, all'interno del panorama jazzistico nazionale. E, chi dice il contrario, bluffa: perchè è un dato di fatto. Inconfutabile. Ovviamente, per l'occasione, c'è una location tutta nuova: ad ottobre, sfruttare la piazza non si può. E occorre una struttura capiente: il sassofonista di Newark, settantotto anni ad agosto, richiama agilmente gli appassionati dei quattro angoli della regione e pure gli addetti ai lavori. Mai visti, del resto, tanti musicisti assieme al di qua del palcoscenico: è un evento anche per questo. L'auditorium dello Showville, settecento poltrone comode e morbide, debutta così nell'alta società delle note, vantando il suo primo sold out. Malgrado un biglietto niente affatto esagerato, ma neppure di portata popolarissima, considerati i tempi. Un biglietto che, peraltro, da solo è insufficiente a coprire il cachet degli artisti e i costi di gestione del concerto, appaltato solo grazie all'iniziativa privata degli sponsor. Giusto per capirci.
Shorter, a Bari, ci torna a qualche anno di distanza (qualcuno lo ricorderà in un'ancora non troppo lontana edizione di Notti di Stelle). E' in Europa da poco (una tappa già consumata a Londra), ma non si fermerà per molto (Reggio Emilia, Roma, Istanbul, Macedonia). Sale sul palco e attacca: nessun saluto, nessuna parola. Solo musica. E genio. Lui è il vecchio maestro saggio che coordina, offrendo input e assist. Poi, lascia fare ai compagni di viaggio (il panamense Danilo Perez al piano, John Patitucci al contrabbasso, Brian Blade alla batteria), rientrando nel cuore del live al momento giusto, inspessendo il percorso. Cliché consumato e approccio vagamente sofisticato, talvolta soft. Prima che i toni si facciano più marcati, che i colori diventino più decisi, che il volume (non solo quello sonoro) della serata si alzi. E prima che il drumming si faccia più aggressivo, che la tastiera del piano si liberi verso orizzonti musicali più vasti, che il contrabbasso si doti di energia. La prima suite ruota attorno ad un solo accordo. Quindi, il repertorio - passateci il termine - si apre. Diventando progressivamente più intenso, interpretativamente più denso. E riscuotendo, per quello che abbiamo percepito durante e anche dopo l'esibizione, maggiori consensi. Un'ora o poco più: il pubblico, allora, chiama. Per due volte. Arriveranno altrettanti bis.
Al di là del gradimento di ciascuno, appuntamenti come questi fanno storia. E, infine, è la storia (del jazz, in questo caso) che crea il pedigrée di una manifestazione di largo respiro. Che, come ricordava già questa estate il suo direttore artistico Roberto Ottaviano, non può sottrarsi dall'obbligo di prepararsi organizzativamente con almeno dodici mesi di anticipo. Potendo appoggiarsi, però, ad un budget predefinito, chiaro: che, ovviamente, semplifica tutto. Un punto, questo, su cui sarà bene confrontarsi, quanto prima. Anche con l'ente regionale, che sta sostenendo il progetto e che, parallelamente, deve fronteggiare il momento storico, imprigionato dalla politica nazionale dei tagli finanziari nei confronti della cultura. Oltre che con le aziende sponsorizzatrici e con Puglia Sounds. Problematica che, tuttavia, non impedisce all'associazione Abusuan di rivelare, sin da ora, che l'edizione duemiladodici di Bari in Jazz verrà spostata al prossimo mese di luglio (la quattrogiorni si apre il tre e si esaurisce il sei). E a noi di azzardare il nome (ufficialmente non confermato) di uno dei prossimi ospiti della kermesse, quello della pianista portoghese Maria João, affiancata dall'Orchestra Sinfonica della Provincia di Bari.

Wayne Shorter Quartet (Wayne Shorter: sassofoni; Danilo Perez: pianoforte: John Patitucci: contrabbasso; Brian Blade: batteria)
Bari in Jazz 2011
Bari, Multisala Showville

domenica 9 ottobre 2011

Il canto e la narrazione


Piacevoli abitudini. Ad ottobre, ormai ogni anno, Di Voce in Voce atterra puntuale sulla programmazione musicale barese. Senza mai smarrire il dono della sensibilità, nè il gusto per la ricerca o per l'introspezione di certe note di confine. La rassegna, ideata dall'associazione Radicanto e coordinata da uno dei suoi fondatori, Giuseppe De Trizio, fluttua da tre stagioni tra cantautorale, popolare ed etnica, intrecciando parole delicate, versi, tonalità speziate, musica del mondo e profumi terragni.
Bastano quattro giorni, per un puzzle incisivo e ben shakerato. Di giovedì, si parte con il trio Sas Thaj Nas (Marinella De Palma: voce, tastiere e santur; Francesco De Palma: voce e percussioni; Fabrizio Piepoli: voce, santur, chitarre e tastiera), supportato dal guest Adolfo La Volpe (mandolino e basso). Tra versi, favole e canti tratti dalla leggenda islandese, dal patrimonio rom, yiddish, sefardita e persiano e dalle tradizioni musicali irlandesi o mediterranee, Era o Non Era è un progetto che sorvola il tempo, alimentandosi anche di una dose decisa di elettronica, ma planando leggero. Tutto ruota attorno alla voce di Marinella De Palma e Fabrizio Piepoli, che modulano il concerto, scandendo il ritmo e avvolgendo il repertorio. «Del resto - interviene Giuseppe De Trizio - questa terza edizione è volutamente dedicata alla centralità del canto, alla voce e ai suoi rivoli. Quindi, canzoni e racconti si fondono e si compensano in un viaggio sonoro e geografico per vari luoghi. La voce canta e, soprattutto, narra, offrendo al prodotto finale una capacità evocativa più profonda. Peraltro, la dimensione del racconto è un aspetto particolare della world music, che poi ispira da sempre i Radicanto o formazioni come il Sas Thaj Nas, che dei Radicanto può essere considerata una costola. Non solo: tutto questo rientra a pieno titolo nel concetto di contaminazione, a cui siamo particolarmente legati».
Concetto, questo, che non sfugge neppure ai Tabulè, ritrovatisi dal vivo ad otto anni di distanza dal primo e, al momento, unico lavoro discografico, Marie Merci, uscito con l'etichetta della Compagnia delle Nuove Indye. Claudio Prima (voce e organetto), lo stesso Giuseppe De Trizio (mandolino e chitarra) e ancora Fabrizio Piepoli (voce e chitarre) s'ispirano a uno dei piatti classici del medioriente (il tabuleh, appunto, ovvero l'insalata di cous cous) per preparare una convergenza di stili ed esperienze che, però, possiedono una base ben definita. Come, ad esempio, il piacere della scoperta, la coltivazione delle emozioni e l'esigenza di abbattere certe barriere culturali. Anche quelle di casa nostra, perchè no: riuscendo a mettere assieme, sullo stesso palco, le due anime del trio, quella barese e quella salentina.
Altro repertorio, invece, di venerdì: Matteo Marolla e una delle icone della canzone folk italiana, Lucilla Galeazzi, colorano due set distinti che si raggomitolano attorno alle radici del canto. O, come sottolinea De Trizio, due interpreti che riscoprono la particolarità del dna musicale della penisola. Marolla dedica la sua ora di live al conterraneo Matteo Salvatore, cantore di un tempo perduto e autore di estrazione contadina, legato ai temi dell'emigrazione, della fame, della dignità. «Ho scoperto Marolla a Silvi Marina, nel corso di un'altra rassegna, nel duemilauno. Matteo mi piace perchè rende vive e, soprattutto, autonome le creazioni di Salvatore». «Io - aggiunge lo stesso Marolla - ho respirato gli stessi profumi di Salvatore: arrivo da San Severo, a pochi chilometri da Apricena. Ma guardo le cose da un punto di vista diverso, perchè espressione di un'epoca differente. Tuttavia, sono rimasto semèpre affascinato dal suo modo di raccontare con poche immagini un intero mondo». Un mondo di proverbi, di marginali, di braccianti e caporali, di personaggi di paese, di miseria e disgrazie. E di storie qualunque, di ogni giorno.
Lucilla Galeazzi, sùbito dopo, condivide con il chitarrista palermitano Davide Polizzotto un'idea indovinata: all'interno dell'Auditorium della Vallisa suonare in acustico si può e l'occasione va colta. Il progetto (Ancora Bella Ciao) è asciutto, molto discorsivo. Quasi didattico. E condensa quarant'anni di canzone folk, riscoperta in Italia nel dopoguerra e, soprattutto, sull'onda delle polemiche nate nel corso del Festival dei Due Mondi di Spoleto, anno millenovecentosessantaquattro. «Grazie al quale - rivela la vocalist ternana - riuscii ad avvicinare questa nuova espressione di protesta. Scoprendo un universo di cui in pochi, io compresa, erano a conoscenza. E che poi è diventato parte integrante della mia vita e la mia professione. Altrimenti relegata a contenitore di pochi motivi popolari della mia terra».
Due concerti al giorno. Anche di sabato. Casa Rosada è un trio che rivisita la tradizione meridionale italiana, attraccando però versi altri porti (il Portogallo, ad esempio), senza però rinunciare a proprie composizioni. Puntando sulla melodia, su arangiamenti golosi e sull'energia di favole quiete. Maria Giaquinto, leader del gruppo, racconta storie che inseguono il mare, «gli echi delle onde che segnano il nostro viaggio e le maree che, talvolta, cambiano il paesaggio. Quelle maree che sono una chiara, selvaggia chiamata». Poi, però, si scende anche sulla terraferma, in certi luoghi del sud, città di santi appesi ai muri e di bestemmie al cielo. Immediatamente dopo, Pino De Vittorio. L'atmosfera è da Compagnia di Nuovo Canto Popolare, eredità di una lunga collaborazione con Roberto De Simone. Voce, chitarra battente ed eleganza naturale, l'artista jonico ripercorre con teatralità consumata alcune tappe della tradizione pugliese, indugiando molto sul Gargano e affacciandosi sul Salento. Quindi, passando anche per gli stornelli di Leporano e sconfinando brevemente in Lucania (Bernalda). Esibizione dai toni intimi, come lui stesso suggerisce, ma profondi. Intanto, la voce riempie lo spazio, accentra: dirigendo la musica, dettando la linea del concerto.
Ai Radicanto, formazione padrona di casa, tocca infine la domenica. Il live di chiusura della kermesse si riassume nella presentazione di Bellavia (edizioni III Millennio, aprile 2011), settimo ed ultimo lavoro del quintetto, dalle tonalità decisamente più pop, rispetto agli album precedenti e tuttavia rispettoso del tragitto artistico di una formazione che, ancora una volta, ha saputo attingere (dallo stesso Di Vittorio, oppure da Enzo Delre), ma pure creare soluzioni di ottimo cantautorato. Prima, però, palcoscenico per Aronne Dell'Oro, folksinger trentacinquenne che scende da Milano, ma temprato da solide frequentazioni nella musica popolare di casa nostra. Che rimane patrimonio da coltivare e incoraggiare. Innervandolo, magari, di stimoli e venature nuove: che, poi, è l'obiettivo di rassegne come Di Voce in Voce. Da quest'anno, per la cronaca, costretta allo sbigliettamento (prezzi onestissimi, peraltro). «I fondi per la cultura - confessa Giuseppe De Trizio - diminuiscono sempre più: e, allora, è necessario che la gente cominci ad abituarsi all'idea di entrare a pagamento anche dove, in passato, non era richiesto». Così va l'Italia.

Sas Thaj Nas (Marinella De Palma: voce, tastiere e santur; Francesco De Palma: voce e percussioni; Fabrizio Piepoli: voce, santur, chitarre e tastiera) in "Era o Non Era", guest Adolfo La Volpe (bouzouki e basso)

Tabulè (Claudio Prima: voce e organetto; Giuseppe De Trizio: mandolino e chitarra classica; Fabrizio Piepoli: voce e chitarre) in "Marie Merci"

06.10.2011


Matteo Marolla (voce e chitarra classica) in "La Strada e le Stagioni"

Lucilla Galeazzi (voce e chitarra classica) & Davide Polizzotto (chitarra classica e chitarra battente) in "Ancora Bella Ciao"

07.10.2011


Casa Rosada (Maria Giaquinto: voce e tamburello; Giuseppe De Trizio: chitarra classica; Adolfo la Volpe: chitarra portoghese) in "Maree"

Pino De Vittorio (voce, chitarra classica e chitarra battente) in "Tarantelle del Rimorso"

08.10.2011


Aronne Dell'Oro (voce e chitarra acustica) in "Canto d'Amore"

Radicanto (Maria Giaquinto: voce; Giuseppe De Trizio: chitarra classica; Fabrizio Piepoli: voce e basso elettrico; Adolfo La Volpe: chitarra elettrica; Francesco De Palma: percussioni) in "Bellavia"

09.10.2011

Di Voce in Voce
Bari, Auditorium Diocesano Vallisa