mercoledì 15 agosto 2012

Branduardi, il menestrello ricercato

L'estate di Montalbano, una delle frazioni di Fasano, è anche il Folk Fest, balcone ormai abbastanza apprezzato sulla musica meno rassegnata. Che, ogni anno, tra un appuntamento e l'altro, inserisce una data di prestigio, in cui cantautorato e musica popolare si corteggiano. Questa volta, l'associazione A Sud inserisce in cartellone Angelo Branduardi, menestrello moderno ultimamente più abituato ai palcoscenici di un teatro, piuttosto che a quelli di un palasport o di una piazza, ma sempre felicemente disteso tra note eteree, orizzonti epici, fiabe, fantasie, ambientazioni gotiche e spiritualità. Anche se la sua produzione più recente comincia a caricarsi di venature più funkeggianti: che, probabilmente, l'esecuzione dal vivo finisce per amplificare. Però, è sempre un bel sentire: per la raffinatezza inattaccabile e l'incrollabile originalità delle sue composizioni, vecchie e nuove, per quella creatività sempre fluente, per quella ricercatezza narrativa che seduce, ma non pesa. E, ovviamente, anche per quel taglio musicale inconfondibile, che non rischia mai di apparentarlo con qualsiasi altro autore di casa nostra.
Già, la musica. Anzi, il suono. «Che poi - rivela - è il comun denominatore della nostra storia. Una storia di secoli che cerco di riassumere in pochi minuti. Quel suono da cui nasce tutto. Perchè anche il verbo di Dio va inteso come suono, prima ancora che come parola. Perchè il suono è presso Dio. Cioè, il suono è Dio. Quel suono cupo che prende forma nel nulla, dal nulla. Le prime creature, del resto, sono luce e suono. Dal quale arriva la musica, che è energia vitale, ovvero il miglior antidoto dell'uomo contro la paura della morte». La musica di questo signore garbato e colto (parliamo di cultura della vita, delle cose) si muove, peraltro, tra le corde vocali e quelle del violino, che una certa annedottica ritiene lo strumento del diavolo, come lo stesso Branduardi ricorda con un pizzico di vanità («E questa mi sembra una cosa ragionevole. Ma il violino è anche il compagno più aristocratico»).
La chitarra, invece, spunta molto più tardi, al tramonto del live. Che si inaugura con un le parole di speranza di "Si Può Fare", aprendo poi una finestra sull'esperanto di un artista che possiede il dono di sdoganare con naturalezza la genialità e, infine, sull'ultimo lavoro discografico, Camminando Camminando 2. «Non soffro, come tanti altri musicisti, del difetto di non riconoscere le mie composizioni che hanno ottenuto più successo»: dalla scaletta, così, sgorgano più avanti "Il Denaro dei Nani", testo innervato di doppi sensi che gli ultimi anni del panorama politico italiano hanno sapientemente coltivato, "La Tempesta", "Ballo in Fa Diesis", "La Pulce d'Acqua", "La Fiera dell'Est". «Sono brani seminuovi, è usato garantito», chiosa divertito. Sùbito dopo aver ironizzato sui talent show e prima di dedicare alla platea accalcata su piazza della Libertà "La Donna della Sera", «una canzone d'amore, una delle poche ho scritto, poggiata su un testo particolare e, sotto certi aspetti, ardito. Tanto che un paio di giornaliste, tempo fa, mi definirono macho. Magari. Questo, giusto per dimostrare che anch'io scrivo testi passionali. Ma sono andato dall'andrologo, non vi preoccupate».

Angelo Branduardi (voce, violino e chitarra) in concerto, con Leonardo Pieri (tastiere, piano, fisarmonica e programmazioni), Michele Ascolese (chitarre e bouzouki), Stefano Olivato (basso, contrabbasso e armonica), Davide Ragazzoni (batteria e percussoni)
Montalbano di Fasano (BR), Piazza della Libertà
Folk Fest 2012