martedì 9 ottobre 2012

Caldo, morbido jazz

Nuove produzioni discografiche si affacciano. Ad ottobre (e, ormai, ci siamo) esce, anche in distribuzione digitale, A Day Will Come, frutto dell'incontro tra il sassofonista danese Martin Jacobsen, da tempo ciclicamente coinvolto in progetti con artisti di casa nostra, e il trio guidato dal chitarrista materano Dino Plasmati e completato dal tarantino Marcello Nisi (alla battera) e dal salentino Luca Alemanno (al basso). Il lavoro approntato dall'Open Jazz Quartet (cinquantacinque minuti suddivisi in nove tracce), registrato ad inizio di quest'anno a Matera, è griffato Farelive, etichetta lucana che ha recentemente licenziato anche Joy to the World, realizzato dalla LJP Big Band dello stesso Plasmati e dal vocalist Beppe Delre, e vanta sette composizioni originali ("59th Street", "A Special Day", "A Day Will Come", "Inside" e "Killer Wine" di Dino Plasmati, "Borderlines" di Jacobsen e "Sugar's" di Marcello Nisi), a fronte di due brani tratti dal repertorio di Van Heusen e Burkel ("Here's that Rainy Day") e Carmichael e Washington ("The Nearness of You").
Il disco si accosta alle tonalità più tipiche del jazz autentico, senza affacciarsi sulle contaminazioni che, di questi tempi, sembrano aver requisito molti spazi e molti palati. E non attinge neppure ai canali di quello che, adesso, si definisce jazz moderno. Trattando, però, il jazz più tradizionale con sonorità attualissime. I pezzi inseriti nella raccolta, peraltro, sono sufficientemente caldi e morbidi, cioè di impatto sicuro. «Certamente - conferma il band leader Dino Plasmati - il disco è di impronta moderna, per costruzione dei brani e per alcuni suoni ricreati. Si ascoltano, del resto, sonorità a volte metropolitane, oppure sognanti e, a volte, classiche. La scelta è stata quella di far prevalere, innanzi tutto, il concetto di melodia, che deve rimanere impressa nella mente dell'ascoltatore, piuttosto che una struttura complicata che, magari, tende a sorprendere. Il nostro jazz non é di frontiera o fortemente contaminato, come sempre piú spesso si sente in giro. Ma questo lavoro ha tutti gli elementi del modern jazz, pur volgendo uno sguardo distratto al passato».
La collaborazione con Martin Jacobsen, invece, nasce nel duemiladieci. E, da allora, la frequentazione si è fatta più stretta. «Di lui me ne aveva parlato Marcello Nisi e, una sera, durante un mio concerto eseguito al fianco di Max Ionata, Martin era lí ad ascoltarci. Conoscendoci, abbiamo inconsapevolmente steso le basi per un futuro prossimo. Di lí a poco abbiamo cominciato ad esibirci dal vivo assieme e, subito dopo, abbiamo progettato la registrazione del disco. Martin rappresenta il sassofonista perfetto per A Day Will Come: tenorista puro, suono caldo, coltraniano al punto giusto e grande interprete, oltre che ottimo solista. Fortunatamente, nel corso della mia carriera, ho avuto la possibilità di collaborare con nomi eccelsi del panorama jazzistico mondiale: mi riferisco a Randy Brecker, Vince Mendoza, Evan Parker, Steve Grossman, Bob Mover, Jack Walrath, Michel Pilz, Robert Bonisolo, Fresu, Trovesi, Bruno Tommaso, Mirabassi e tanti altri. Musicisti fantastici, tutti con forti personalitá musicali, da cui ho cercato di apprendere e rubacchiare qualcosa. E Martin si inserisce in questo club. Ogni volta che devo suonare con un ospite di questo calibro, peraltro, studio e analizzo molto analizzando i suoi brani, le sue improvvisazioni. Cercando di cogliere le caratteristiche salienti della vena compositiva di ciascuno di loro, provando a farle mie. E questo, ovviamente, mi permette di arricchire la mia tavolozza cromatica, rendendola sempre fresca e attuale. In quest'ultimo periodo, ad esempio, mi sento fortemente attratto dalle strutture compositive di Vince Mendoza e i brani che ho scritto in questi ultimi tempi risentono di alcune sonorità tipiche dell'estro mendoziano, pur opportunamente dosate alle mie caratteristiche compositive».

A Day Will Come (Farelive, ottobre 2012)
Open Jazz Quartet (Dino Plasmati: chitarra; Martin Jacobsen: sax tenore; Luca Alemanno: contrabbasso; Marcello Nisi: batteria)